Autore: GIANMARIA FERRANTE
Editore: GOLDEN PRESS GENOVA
Disponibilità: IMMEDIATA
Pagine: 192
ISBN: 978-88-89558-93-5
Prezzo: € 15,00
DESCRIZIONE
Gli archetipi tragici della storia affollano, come ossessioni cicliche, insistenti, i versicoli agili, frenetici, rigorosamente disposti in esili strofe filanti, liricamente verticali che compongono e caratterizzano la presente opera poetica di Ferrante. Tale proterva insistenza si scopre ampiamente annunciata, nel suo carattere istintivamente ed inesorabilmente spietato, dai titoli delle sezioni di questo Cerchio magico; vale a dire Corvi e Falchi rotti. Il rapace, che sia mero latore di ataviche sventure o predatore scientifico di straordinaria perfezione esecutiva, cava gli occhi alle sue vittime, infligge tormenti, rivola e ritorna senza lasciare scampo…
Il tempo ed il paesaggio potrebbero essere individuati come punti chiave attorno ai quali si sviluppa la poetica dell’opera…si assiste ad un continuo ( ossessivo, appunto) riaffiorare di figure da un multiforme passato di guerre, crociate, spedizioni, trasferimenti di soldati e cavalieri; il paesaggio perché ciò che lega il nostro essere sulla terra nel presente alle epoche passate risiede esattamente nelle vestigia dei luoghi, nelle pianure scavate da gravine, nelle colline di una Puglia insieme assoluta e simbolica, filo conduttore del transito della storia.
…gli scenari che la parola di Ferrante ricrea con stupefacente lucidità visionaria, appaiono sovrapponibili, intercambiabili in una natura offesa e nobilitata nel contempo, dove il sangue e la terra si fondono insieme a restituire frammenti di presenze oscure, di anime e corpi palpitanti emersi dall’abisso, dalla corsa impazzita della storia che si situa in un “ sempre “ ed “ ovunque “ vertiginoso e labirintico, che stordisce, ferisce, abbatte per poi far le viste di scomparire stemperato ora in un cielo plumbeo, ora nelle meraviglie di un tramonto rossastro che incendia l’aria. Tuttavia il mare non è un mare qualunque ma è l’Adriatico, porta della storia, sentiero aperto sull’oriente e passaggio segreto e tragico verso un medioevo universale.
A popolare un’atmosfera a tal punto rarefatta ed evocativa sono i fantasmi, i burattini, i pupazzi assurti al rango di totem transitori di una o più vite passate, di guerre eterne, pronte a riesplodere in un attimo nei luoghi trasformati dal tempo, quali attori e vittime di un maleficio che li spinge a ripetere imprese, a fermare le azioni più truci in un momento che si protrae all’infinito, che può avvenire in qualunque istante per poi svanire disciolto nelle pieghe della terra.
Anche l’amore è in balia del vortice epico di violenza e coraggio che Ferrante formula con studiatissima scelta di suoni e significati delle parole.
L’arco, il cerchio, il semicerchio, la mezzaluna, la scimitarra insieme ad una ricca scelta di altri simboli che richiamano forme e geometrie perfettamente collegate e collegabili, tradiscono con allusioni profonde la ciclicità delle immagini e delle emersioni del pensiero che fanno degli scenari di Ferrante la sublime malìa della creazione di un palcoscenico splendidamente mostruoso.
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